You can visit the Old Garden, the 19th-century greenhouses, the arboretum, and the Botanical Museum
Find out moreAn integrated ticket to visit the Botanical Garden, Palazzo del Bo and the new Museum of Nature and Humankind
Find out moreThe new restoration project involve the central fountain, the fountains of the quarters, of Theophrastus and of the Four Seasons
Find out moreSpecie botaniche
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Phoenix reclinata
La palma da datteri del Senegal è endemica dell'Africa tropicale, del Madagascar e delle Isole Comore, ove cresce dal livello del mare sino alle foreste pluviali montane. Da noi viene a volte coltivata a scopo ornamentale in parchi e giardini di aree a clima mite. I frutti sono commestibili, così come la parte centrale del fusto. Nella provincia di KwaZulu-Natal e nel Delta dell'Okavango, in Botswana, la linfa viene sfruttata poco prima della fioritura per produrre il vino di palma. Le fibre delle giovani foglie non ancora aperte vengono usate per la realizzazione di tappeti, kilt e scope. Le radici, che contengono tannino possono essere utilizzate per produrre un colorante marrone; esse inoltre producono una gomma edule. Il nome generico, già citato da Teofrasto, significa ‘fenicio’ perché sarebbero stati proprio i fenici a far conoscere la palma da dattero ai Greci; il nome specifico allude alle foglie fortemente ripiegate verso il basso. Forma biologica: fanerofita scaposa.
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Cordyline australis
L'albero-cavolo, come viene chiamato nell’area di origine, è la più alta delle cinque specie di Cordyline native della Nuova Zelanda. La specie è diffusa da Capo Nord alla parte meridionale della South Island, dove diventa sempre meno comune, raggiungendo il limite meridionale a Sandy Point vicino Oreti Beach. In natura si comporta da specie pioniera che necessita di spazi aperti. L'albero era ben noto ai maori prima della sua descrizione scientifica: ogni tribù aveva nomi diversi per l'albero a seconda degli usi locali; il più usato, ‘Ti Kouka’, si riferisce all'uso delle giovani foglie come cibo. I fusti e rizomi carnosi di sono ricchi di zuccheri naturali e venivano cotti al vapore per produrre un alimento ricco di carboidrati utilizzato anche per dolcificare altri alimenti. Il ciuffo apicale di foglie giovani, simile a un cuore di carciofo, è commestibile da cotto. Una fibra dura e resistente alla salsedine viene ottenuta dalle foglie è stato estratto dalle foglie. La specie, introdotta in Gran Bretagna nel 1823, è oggi ampiamente usata a scopo ornamentale nelle parti più calde d’Europa, con diverse cultivar che differiscono soprattutto nella colorazione delle foglie. Il nome generico deriva dal greco ‘kordyle (clava), in riferimento alle parti ipogee ingrossate, quello specifico si riferisce alla provenienza dall’emisfero australe. Forma biologica: fanerofita scaposa. Syn.: Dracaena australis G. Forst.
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Linum usatissimum
Il lino coltivato è una pianta annua a distribuzione originariamente europeo-caucasica ma oggi divenuta subcosmopolita, presente in quasi tutte le regioni d’Italia ma in forte regresso a causa dell’abbandono delle colture; fino agli anni Settanta del secolo scorso veniva spesso coltivato, soprattutto nella pianura padana, ma oggi le colture sono quasi del tutto abbandonate. La pianta appare ancora sporadicamente come avventizia in ambienti piuttosto disturbati, al di sotto della fascia montana. Il lino è una specie di uso antichissimo, coltivata soprattutto per le fibre tessili che si ricavano dalla macerazione dei fusti sin dai tempi dei faraoni; i semi sono commestibili e hanno proprietà emollienti, e da essi si ricava un olio utilizzato nell’alimentazione umana e animale. Il nome generico deriva dal greco 'linon' (filo) per la fibra di lino ottenuta dai fusti; il nome specifico si riferisce ai molteplici usi della pianta. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Campanula morettiana
Campanula morettiana
Specie osservabile solo in natura: la pianta presente all’Orto botanico (Campanula persicifolia) appartiene allo stesso genere.
La campanula di Moretti è una specie endemica delle Alpi orientali, presente in Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli. La distribuzione regionale è confinata ad un’area piuttosto ristretta nelle Prealpi Carniche. Cresce su rupi verticali compatte di rocce dolomitiche, dalla fascia subalpina a quella alpina. Il nome generico allude alla forma campanulata della corolla; la specie è dedicata a G. Moretti (1782-1853), botanico a Pavia. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: agosto.
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Vaccinium myrtillus
Il mirtillo nero è una specie a vasta distribuzione circumboreale presente lungo tutto l'arco alpino e sull'Appennino sino al Molise, divenendo sempre meno frequente verso sud. Cresce formando popolamenti densi in brughiere di altitudine e in peccete e faggete altomontane, su suoli profondi, freschi, acidi, ricchi in humus, con optimum dalla fascia montana superiore a quella subalpina, raramente anche più in basso. I frutti del mirtillo sono notoriamente commestibili sia crudi sia in marmellate e sciroppi e contengono un pigmento colorante blu del tipo degli antociani (mirtillina), utilizzato anche come colorante naturali per alimenti con la sigla E163. Le foglie hanno proprietà astringenti. Il nome generico, già usato da Virgilio, probabilmente deriva dalla latinizzazione del greco arcaico 'vakintos' (giacinto a fiore blu) con trasposizione del significato a 'bacca blu', quella del mirtillo nero; il nome specifico in latino significa 'piccolo mirto', in riferimento alla vaga somiglianza delle foglie e dei frutti con quelli del mirto. Forma biologica: camefita fruticosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Azolla filiculoides
L'azolla maggiore è una specie originaria delle zone tropicali del continente americano ormai divenuta subcosmopolita e presente come avventizia in molte regioni d'Italia. Cresce sulla superficie di acque stagnanti o a scorrimento molto lento, sopportando bene anche una relativamente forte eutrofizzazione. La pianta ospita in una cavità basale della fronda un cianobatterio simbionte, Anabaena azollae in grado di fissare l'azoto atmosferico rendendolo disponibile alla pianta. Per questo motivo le specie di questo genere hanno uno sviluppo molto rapido e divengono spesso infestanti. Il nome generico deriva dal greco 'azo' (seccare) e 'ollyo' (rovinare) per il fatto che non sopravvive se tolta dall'acqua; il nome specifico, dal diminutivo latino di 'filix' (felce) e dal greco 'eidos' (apparenza), si riferisce alla somiglianza con una piccola felce. Forma biologica: idrofita natante. Periodo di sporificazione: luglio-settembre.
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Oreocereus celsianus
Oreocereus celsianus
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Moehringia bavarica
Sulle rupi ombrose calcaree, talvolta strapiombanti, della Lessinia cresce una piccola pianta della famiglia delle Caryophyllaceae che in Italia troviamo in Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. I fusticini, legnosi alla base, crescono penduli, formando dei cuscinetti semisferici abbarbicati alle rocce. Le foglie sono glabre, di colore verde chiaro, lineari, quasi cilindriche perché spesso lievemente succulente. I fiori a forma di stella hanno 5 petali bianchi.
Il nome del genere è dedicato al naturalista tedesco Paul Heinrich Gerhard Mœhring (1710÷1792), mentre quello della specie deriva da bavaricus, cioè bavarese.
Nella Lista Rossa del Veneto è classificata come “LC”, cioè a minor rischio.
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Oxalis purpurea
L’acetosela porporina è una specie di origine sudafricana segnalata come avventizia a Catania a partire dal 1965 e in via di espansione come specie avventizia, sinora segnalata anche per diverse regioni dell’Italia centrale e settentrionale. Cresce in vegetazioni ruderali, nelle discariche, ai margini di strade, alla periferia di abitati, su suoli limoso-argillosi piuttosto freschi e ricchi in composti azotati, al di sotto della fascia montana. Il sapore aspro della pianta deriva dall'alto contenuto in acido ossalico; il nome generico deriva infatti dal greco 'oxys' (acido) e 'hal-halis' (sale); il nome specifico si riferisce al colore dei fiori. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: aprile-maggio.
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Beta vulgaris
La bieta, o barbabietola, ha una lunga storia di coltivazione che risale al secondo millennio a.C. Le forme coltivate furono selezionate a partire da forme selvatiche presenti lungo le coste del Mediterraneo e si diffusero poi da Babilonia (dall’ VIII secolo a.C.) sino all’Estremo Oriente. Aristotele e Teofrasto menzionano biete coltivate per la produzione di foglie commestibili. La barbabietola ha assunto notevole importanza commerciale in Europa a partire dalla metà del XIX secolo in seguito allo sviluppo della barbabietola da zucchero in Germania, che forniva un’alternativa alla canna da zucchero tropicale. Oggi esistono diversi cultivar, alcuni coltivati per le foglie, altri per le radici commestibili da cotte, altri ancora per la produzione di zucchero. Il nome generico deriva dal greco 'blíton' (bietola). Forma biologica: emicriptofita/terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Lavandula angustifolia
La lavanda a foglie strette è una specie con distribuzione mediterranea a baricentro occidentale, in Italia coltivata quasi ovunque ma presente allo stato spontaneo in poche regioni, prevalentemente lungo le coste tirreniche della Penisola. Cresce in macchie basse e garighe su substrati prevalentemente silicei. Viene coltivata sia a scopo ornamentale che per l'estrazione degli olii essenziali ampiamente usati in profumeria. Gli antichi Greci chiamavano questa pianta ‘nardo’, alludendo alla città siriana di Naarda: era una delle erbe sacre usate nel tempio di Gerusalemme (il nardo è menzionato più volte nella Bibbia, come ad es. nel Canto di Salomone). Conosciuta fin dai tempi più antichi per le proprietà antisettiche, analgesiche, battericide, vasodilatatorie, è considerata un blando sedativo. Il nome generico si riferisce all'antico uso per profumare i vestiti appena lavati, quello specifico alle foglie strette e sottili. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Platycerium alcicorne
La felce a corna di cervo è una felce epifita (letteralmente pianta che vive sopra altre piante) originaria del Madagascar. Molto caratteristica è la sua struttura: è infatti dotata di due tipi di fronde, diversissimi tra loro, uno fertile e l’altro sterile. Le fronde sterili hanno forma arrotondata e appiattita, si sovrappongono una all’altra in modo da formare una struttura a forma di coppa, che aderisce alla pianta ospite avvolgendosi attorno al ramo. In questa specie di vaso si raccolgono acqua piovana e detriti vegetali che permettono il nutrimento della pianta. Queste fronde da giovani sono verdi, poi col tempo diventano di color marrone, simili a grandi foglie secche. Esse non producono spore: la riproduzione è a carico delle fronde fertili, inserite alla base delle sterili. Queste hanno portamento eretto o ricadente, sono cuoiose e lunghe anche 90 cm, ramificate ad assumere la caratteristica forma lobata che ricorda un palco di corna d’alce. Sono grigio-verdi, ricoperte di un sottile feltro di peli biancastri. Nella pagina inferiore portano le spore, racchiuse in microscopiche strutture raggruppate nella parte terminale delle ramificazioni che conferiscono alla fronda un aspetto vellutato. Sono ben visibili perché di color marrone.